Social media
C'è un motivo per cui li chiamiamo social, stì new media, anche se c'è chi si ostina a pensarci tutti in casa a volare su seconlaif.
Venerdì sera, la rivincita delle nerd (grazie, Amanda). Alle 22.20 mi si scarica la batteria, ricordo solo di aver baciato Bru e poi mi sono svegliata sabato mattina con un'ora e mezza di ritardo per il Camp.
Arrivo alla Bicocca che sembra The Day After, entro in un'aula identica a quella dello scritto di Storia Contemporanea (sudori freddi correlati), sono le 10:30 e Bru e Folletto stanno finendo di introdurre la giornata. Bene. Poi prende la parola Goetz e alle 11:10 siamo ancora alla slide 231, su come comportarsi nelle prossime ore. Esco e mi dedico agli interstizi, con piacevoli visite a punteggiare i soliti cazzeggi tra amici (Ehi, Lele, ti è andato giù il blog).
Ritalia Camp, nonostante le ottime premesse, non ha funzionato. Secondo me non ha funzionato perché ci siamo preoccupati troppo (anch'io che non ho fatto nulla oltre a ingozzarmi di formaggio al barolo) di farlo funzionare in modo diverso dagli altri (vedi introduzione in aula magna). Se questo Camp aveva bisogno di qualcosa di diverso, era di un "facilitatore" per ogni intervento, qualcuno che tenesse i tempi, ricordasse l'obiettivo, frenasse la voglia di business, non prima, ma durante. Da tenere a mente per la prossima volta.
Ritalia Camp, nonostante le apparenze, ha funzionato alla grande. Ha mostrato a tutti cosa può uccidere i Camp e perché. Non sono mai stata così contenta di non aver niente da vendere e nessun interesse da perseguire. Il lusso di poter parlare solo con chi vuoi e perché ti sta simpatico. Il piacere di potersi dedicare a un cliente solo perché è una delle persone più interessanti tra quelle strepitose che ti circondano. Sono un'anima pura? Sono un'anima pura: vorrei che il Camp fosse una giornata in cui viene solo chi è libero da se stesso, dal budget e dal networking, se non sarà più così noi che abbiamo bisogno di queste cose inventeremo un altro spazio. Solo così può funzionare.
Alle 15 scappo. Arrivo a casa, mi addormento con il badge del Camp che mi si infila nella pancia. Un'ora dopo, doccia, sveglia e cambio di look: aperitivo del blog Grazia, gentilmente offerto da Stronza. Perché? Perché ne aveva voglia. Giusto a ricordare che l'economia del dono esiste e si concretizza anche in camerieri in guanti bianchi, champagne e sorrisi e abbracci di quelli che ti fanno fare sogni belli.
Grazie ancora quindi ad Amanda, a Bru e Folletto e tutti gli altri che si sono sbattuti per il Ritalia Camp senza secondi fini, a San Lorenzo, a tutti i miei amichetti perché esistono e a Stronza (di nome e di fatto, se no si offende).
Etichette: caring, girlsgeekdinner, mafeverso, ritalia camp, sharing, social network
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