No more slide pliz
Più o meno un anno fa cercavo di spiegare qual è il rischio che corrono gli editori incapaci di migliorare la propria offerta informativa (e pubblicitaria). Oggi (via Online Community Report) Trevor Edwards, uno dei corporate vice president di Nike, dice chiaro e tondo come potrebbe cambiare il rapporto delle aziende con i media con l'affermarsi di un medium dove un'azienda può comunicare senza dover acquistare spazi tabellari:
"We’re not in the business of keeping the media companies alive, we’re in the business of connecting with consumers.”
D'altra parte ha ragione anche Layla quando ci ricorda che:
"Oggi non è plausibile pensare che un solo mezzo, fosse anche Internet che certamente è più di un media, possa rispondere esaustivamente alle esigenze di marketing e comunicazione.
La conclusione è una sola: c'è un enorme spazio di mercato per un editore illuminato e un po' meno miope del solito. Ci sono volontari?
Etichette: digital marketing, disintermediazione, editoria
25 Commenti:
Ma qual è il collegamento tra il titolo e il post?
o fra il post e la conclusione?
zanz e dotcoma ma perché quelli sulle caste o su tiscali o sul manifesto li avete capiti senza traduzione? dal libro al manifesto, dall'elogio della lentezza, a navi e aerei e isole, a tiscali, ma era un complimento o una critica? boh!
Ma se non capite quello che scrivo, perché vi ostinate a leggerlo? Io scrivo per me, lo dico da sempre, sono miei sfoghi/appunti/ragionamenti; se mi devo sforzare a scrivere per farmi capire allora divento un lavoro, e di lavoro ne ho fin troppo.
Il bello dei blog è che leggi chi ti piace e ti interessa e ignori chi non, perché non godere di questa libertà?
Però dovresti considerare anche l'ipotesi per cui potresti aver scritto un post di frasi sconnesse senza capo nè coda. E' solo un'ipotesi.
Comunque a me piace leggerti, ti leggo volentieri.
Ah, ma è praticamente sicuro che sia senza nè capo nè coda: sono per l'appunto miei sfoghi/appunti/ragionamenti.
Buon fine settimana :-)
L'impressione che ho avuto leggendolo è che ci fosse comunque l'intenzione di costruire un discorso con una ipotesi e una conclusione logica, pur senza riuscirci.
avete interrotto la catena di s.antonio del meme che vi ha lanciato lavale.
Mafe,
il punto è che il link che segnali è molto interessante, ma secondo me se le aziende capiscono davvero che possono fare a meno di comprare "spazi media" perchè SONO LORO il media, allora faccio fatica a capire quali opportunità ci possano essere per gli "editori illuminati" - se non quello di vendere spazi "semi-editoriali" ad aziende meno stupide della media ma meno smart di Nike.
buon we,
Massimo
Pensa, Massimo, che io avevo capito tutt'altro. Tu hai capito "editore illuminato" come venditore di spazi. Io ho capito "editore illuminato" come Mondadori con Grazia e il blog e la community.
Per l'editoria poi però non vedo lo stesso rapporto tra runner --->compro nikeplus ---> uso le community. Io leggo grazia blog, mi ero abbonata al giornale, sono rimasta delusa, continuo a leggere il blog e non clicco su banner e post pubblicitari tipo yoox & co e non rinnovo l'abbonamento perché grazia stampato non mi piace.
Allora se tutte fossero come me, il blog non sarebbe un "investimento" che serve a vendere copie.
Poi c'è l'altra parte che dice che il blog non serve a vendere ma a creare una comunità di persone che hanno scelto lo stesso giornale. OK allora il blog non è un "investimento pubblicitario" ma una sorta di strumento di fidelizzazione delle lettrici già acquisite.
Mi sa che blog e community per l'editoria non vanno visti alla pari di altre forme di pubblicità per vendere ma forme di comunicazione che, associate agli investimenti in pubblicità ( e grazia era dappertutto quando è stato lanciato), fidelizzano, fanno socializzare, fanno sentire parte di un gruppo (che in città spersonalizzanti come quelle in cui viviamo fanno sempre comodo).
CONCLUSIONE: le aziende devono avere un marketing plan fatto di %TV, %radio, %stampa & affissioni per vendere + %concorsi, premi, raccolte punti, blog per fidelizzare, far socializzare, far giocare, far radunare, far sentire parte di...qualunque cosa i propri utenti/lettori/consumatori/fruitori
dipende da che aziende, ihmo. BMW di sicuro non fa raccolte punti, per dire.
non ancora, almeno. spero.
cmq, cosa intendeva Mafe lo sapremo solo se vorrà provare a spiegarcelo.
sì ovvio, massimo. ho buttato lì un po' di strumenti a disposizione dei markettari. la raccolta punti la fai al PAM e con l'american express e il blog te lo leggi su grazia. ad ognuno il suo.
intendevo dire che il blog non è alternativo ad un investimento in pubblicità ma è uno strumento di attrazione del cliente che si sente parte di un gruppo. da lì poi i runner vanno a correre assieme e le ragazze di grazia vanno all'aperitivo o a prendere tè e pasticcini al park hyatt. poi come vedi io leggo il blog e non compro il giornale.
per vendere devi avere il prodotto. il resto fa scena.
il sito internet uguale. deve essere curato bene per presentare i prodotti, per venderli. ma non è che l'online straccia il resto della distribuzione o il resto del piano di comunicazione. deve essere tutto integrato sfruttando bene internet e le sue potenzialità.
i maestrini dimostrano che anche senza un sito ben curato non muoiono di fame.
Massimo, come dicevo sono appunti per un ragionamento molto più esteso a cui sto lavorando. Se vuoi provare a unire i puntini da solo:
a) Nike lancia un avvertimento agli editori: con la rete possiamo fare da soli
b) Layla ricorda (e io sono d'accordo) che la rete non basta
c) se gli editori invertono la strada presa (scarsa qualità dell'informazione, eccessiva supineria nei confronti degli inserzionisti, aumento degli spazi pubblicitari etc) hanno ancora una chance di rimanere indispensabili, anche in una situazione in cui gli inserzionisti possono diventare essi stessi editori
Il titolo ha a che fare con la tendenza a confondere le slide (il progettare) con il prodotto (il fare).
Per anonimo: Mondadori non è l'unico cliente di Daimon nell'editoria: lavoriamo anche per Radio 105, Sperling & Kupfer, Condé Nast, Virgilio e abbiamo lavorato per Sky Italia. Comunque, non sto parlando di come una testata si fa pubblicità, ma degli spazi tabellari che vende, e di cui Nike dice che potrebbe anche fare a meno in futuro)
io sono d'accordo con Nike (a)
molto meno con Layla (b) - il che, vista la sua posizione è strano - anche se ovviamente dipende da prodotto a prodotto, e per i giocattoli per bambini, le acque minerali che fanno diventare una figa e i detersivi che lavano più bianco, la tv sarà sempre la regina.
quanto a (c), lo prendo come un'idea, un appunto. Io gli editori li vedo bene nel breve periodo, ma poi la vedo dura.
Massimo, avevi capito tu. Ma adesso mi chiariresti anche verso cosa si sta muovendo il mercato (spazi tabellari) - (per chi non lavora nel settore ma è curioso di sapere)?
gli editori servono perchè sanno creare e pubblicare molti contenuti che "portano" tutte quelle emozioni, sensazioni, significati di cui gli inserzionisti hanno bisogno perchè è ad essi che associano i propri marchi e i propri prodotti. anch'io sono d'accodo con Layla.
ma gli editori, soprattutto quelli grandi, non sanno creare e pubblicare contenuti per la rete; per una ragione molto semplice: per loro è troppo costoso.
mafe, sai che sono certissimo che esiste l'enorme spazio di mercato di cui parli. just do it
Beh, le slide non sono progettazione più di quanto non lo siano un foglio di carta, o il video del PC. Sono uno strumento che serve, insieme ad altri, a creare un sistema di comunicazione.
La progettazione è quello che (eventualmente, se sai progettare) ci metti dentro.
Per il resto non ho neanche voglia di intervenire, mi dispiace.
ma è proprio questo il punto, Marco: tu dici che gli editori creano
>contenuti che "portano" tutte quelle emozioni, sensazioni, significati di cui gli inserzionisti hanno bisogno perchè è ad essi che associano i propri marchi e i propri prodotti.
Ora, a parte il fatto che, a parte certi avvenimenti sportivi, faccio fatica a pensare a "contenuti", anche offline, che creano in me emozioni, e a parte il fatto che comunque mi emoziono per la Champions League e per Ibra, non per Ford che la sponsorizza...
io dico proprio il contrario, e cioè che le aziende sul web possono e devono farlo loro direttamente e in proprio, e che se disintermediano tutto faranno molto meglio da sole, e se non emozioni almeno creeranno contenuti utili.
per Ford non mi emoziono comunque (ma neanche per BMW, intendiamoci), si mettano il cuore in pace. Ma magari se mi spiegano come funzionano le automobili, e come fare manutenzione, e mi raccontano cosa stanno facendo per i motori ibridi, magari...
@anonimo: secondo me, nessun novità. Da che il mondo è mondo, gli editori vendono pubblicità. Online, vendono banner e sono ben felici di venderli al doppio o al triplo o magari anche di più rispetto al prezzo dei tempi bui (2001-2003) e pensano di nuovo di aver capito tutto ;-)
@massimo: :-) come nel gattopardo
ma, sai...
if you have a hammer, everything looks like a nail.
quando hai persone abituate a comprare pubblicità e persone abituate a vendere pubblicità, cos'altro vuoi che facciano?
anch'io dotcoma mi emoziono per ibra (e in generale per tutto ciò che è nerazzuro) ed è per questo che quacuno lo usa come testimonial. ma poi questo qualcuno sceglierà di usare ibra su un mezzo e non su un altro perchè quel mezzo significa qualcosa e non altro. gli editori e i media servono e continueranno a servire (anche perchè per fortuna nei media non ci trovi solo pubblicità).
il mestiere di ford è fare e vendere auto, quello di nike di fare e vendere scarpe. punto.
marco, ma tu che sei del settore e sai di cosa si parla, mi dici dov'è questo spazio di mercato e a cosa ti riferisci quando dici che questa cosa costa troppo agli editori di grandi dimensioni? mi manca un pezzo per capire. se di questo trend già si parla e non sono studi in corso non ancora pubblicabili e si può dire:-)
Marco, dici...
>il mestiere di ford è fare e vendere auto, quello di nike di fare e vendere scarpe. punto.
GAP, per dire, o Benetton (quando facevano i maglioni e non le autostrade) la comunicazione, anche offline - e offline c'è chi la sa fare bene, mentre online NO - la facevano in-house.
secondo me la cosa peggiore che Nike e Ford possano fare sul web è comprare banner, di fianco a creme scioglipancia, conti correnti al 6% (per 15 giorni), siti di suonerie, siti che ti fanno incontrare top model online, siti in cui cellulari costano (a partire da) 1 euro etc.
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