Per tutte quelle donne
Quando qualcuno dice che Natale è per i bambini a me viene sempre in mente che per me Natale aveva senso finché era viva mia nonna. E' come se avessi avuto solo 30 Natali a disposizione: all'ultimo lei era già riottosa e ostinata e "incazzusa", come si dice a Taranto, però tutti noi nipoti (otto) le avevamo regalato un televisore nuovo, che il suo aveva una specie di patina gialla di filtri impazziti, e per un pomeriggio sembrava la solita nonna di sempre. Per lei Natale era quel giorno in cui si mangiava tutti in salone (i bambini nel tavolo a parte), con i piatti di porcellana e le posate d'argento: il suo albero era sempre il più bello di tutti, a noi nipoti grandi regalava dei soldi però appesi all'albero, ai generi sempre un regalo uguale, quattro camicie, quattro bottiglie di vino, quattro cravatte, quattro. Io arrivavo presto e lei aveva già cucinato tutto, mi ha insegnato il trucco di svegliarmi all'alba per far le cose pallose e poi godersi la giornata, io arrivavo presto e guardavo i pacchetti e grattuggiavo il parmigiano per i tortellini, che dovevano cuocere rasi di brodo, mai annacquati, per carità.
Mia nonna era tutto quello che avrei voluto essere: elegante, indipendente, prepotente, dura, affascinante, sicura, intelligentissima. Ultima di nove figli, aveva studiato a Firenze, lontano da casa, in un'epoca in cui le donne a stento finivano le medie e quando sono nata io lavorava (insegnava Educazione Artistica). Aveva sempre le Tic Tac in borsa e fumava le Gala, pur di non farsi vedere in disordine si sarebbe buttata sotto un tram.
Mia nonna mi detestava nella mia adolescenza sciatta e mi criticava quando sbagliavo con gli uomini, soprattutto quando sembravo non capire che avrei potuto "rigirarmeli tutti intorno al dito mignolo" e avevo un bel dirle che non era tra le mie priorità, per lei "con le foto dei corteggiatori bisognava poter giocare a carte - carte francesi". Era bella assai, più bella di mia madre, che è più bella di me: insieme a noi due nelle serate che da bambina e poi da ragazza passavo da lei che faceva finta di leggermi le carte c'era sempre anche una sua sorella vedova, Zia Cesira, che era una di quelle donne che non si sono accorte di essere invecchiate e appesantite e si muoveva con una grazia visibile solo se dallo sguardo capivi che si sentiva ancora una ventenne irresistibile. Zia Cesira si lamentava perché quando mi chiamava io facevo finta di non sentirla: per un certo numero d'estati abbiamo diviso la camera di destra, in campagna, quelle estati lente in cui al pomeriggio si "flittava" e noi bambini eravamo bloccati in camera perché in salone c'era il veleno e fuori la controra, e io leggevo e leggevo e leggevo e lei mi chiedeva delle cose e io già allora non è che facevo finta, proprio non la sentivo. Zia Cesira odiava andare a messa e faceva sempre in modo di fare tardi a prepararsi, poi diceva con tono saputo "basta l'intenzione" e io di questa capacità di far fesso il creatore me ne sono servita fin troppe volte, nella mia vita.
Con queste donne formidabili alle spalle non potevo che crescere maschiaccio, e perduta, e disordinata, finché poi non mi sono repentinamente sposata, e in abito bianco, e prima di avere 30 anni, giusto in tempo per vederla ancora in prima fila, magrissima, elegantissima, vecchissima eppure ancora capace di far tardi e far ridere tutto il tavolo prima di ritirarsi. Quanto le piacerei oggi, me lo dico senza falsa modestia: tutto quello che ho fatto di buono e di bello l'ho fatto pensando alla sua approvazione, a quando mi riavviava i capelli e mi prestava una borsetta che "senza una donna non può farsi vedere", lei e il suo eterno impermeabile di Burberry's e il foulard e le spille, quanto ti piacerei oggi nonna Nella, anche quando faccio la buffona perdendo un po' di classe o mi inoltro in radure che non si sa bene dove condurranno.
Sarà che dopo di lei sono successe cose che mi hanno per un po' fatto passare la voglia di famiglia, ma senza di lei non santifico più le feste e quando penso di chiamarla, che a star lontani ci si distrae e si dimenticano i morti e i vivi, poi penso che sono otto anni più o meno adesso e non sono mai stata triste che sia morta, perché grazie a lei io, ancora oggi, nonostante tutto, viaggio leggera.
18 Commenti:
bellissimo Mafe. Se non vivono in noi, i nostri cari, son persi per sempre.
la migliore celebrazione anticipata dell'8 marzo... una volta ogni tanto leggo un post che mi cattura dall'inizio alla fine, e che rileggerei anche una seconda volta. grazie ;)
con gli uomini da "rigirarseli tutti intorno al dito mignolo", molto italiana come cosa...
Leggo il tuo blog per la prima volta, per imparare qualcosa sui blogger. E incontro una nonna.
Anche io ho avuto una nonna elegante, indipendente, prepotente, dura, affascinante, sicura, intelligentissima. E ancora: femminile, furba e allegra. Con un nome importante come Italia e una personalità da sovrana, tutti la conoscevano come "la signora Italia". E' sempre stata dalla mia parte nella mia vita scomoda, anche quando non capiva fino in fondo. Mi ascoltava attenta e trovava sempre una ragione per sorridere. Non l'ho persa da tanto. Quel tanto non è ancora stato sufficiente per trasformare la mancanza in tesoro. E' ancora assenza. Oggi, però, posso dire come te che nonostante tutto grazie a lei, viaggio leggera.
p.s.
sorry, Mafe, non ce l'ho con tua nonna, è solo che temo che quello del dito mignolo sia un atteggiamento compagno perfetto di quelli da uomo aggressivo del tuo post precedente - non pensi?
Il tuo post mi ricorda invece un libro di Silvia Ballestra che già nel titolo contiene in nuce tutto quanto vorresti sentirti dire.
Ti ho incontrata un pò per caso leggendo i tuoi articoli su PI, anch'io sono appassionato di economia e marketing anche se faccio l'informatico. Quindi leggendo il tuo post oggi noto la parola "incazzusa"....caspita come fà a conoscere una parola della mia città? Allora incomincio a capire perchè seguo i tuoi commenti. Ciao.
Bel post. Davvero bello e commovente.
Mlto bello davvero, Mafe. Sei stata fortunata. Io le mie nonne non le ho conosciute, se non attraverso i raccoti dei miei genitori e fratelli. E' qualcosa che ho sentito come una mancanza per lungo tempo. Eppure so, perché mi viene detto, che in qualche modo c'è molto di loro in me.
Ti capisco, mia nonna mi ha cresciuta e mi ha resa quella che sono..
Che bellissimo post!
Plano qui per la prima volta e trovo questo. Anch'io ho avuto una nonna così, bellissima e forte.
La mia insegnava lettere, aveva avuto due mariti, mi insegnava il russo e mi diceva cose come:
"un matrimonio prima va a letto e poi va altrove". Anche lei diceva che una donna senza la borsetta è perduta!
ciao!
Che bella cosa i nonni!! Io ho avuto la fortuna di crescerci, con la mia nonna, e di averla con me fino ai trent'anni e mi sento davvero una privilegiata.
Non avrei mai pensato di leggere in questo blog qualcosa di cosi' toccante e pieno di sentimenti "umani", e' stato davvero una sorpresa piacevole.
Chiudo e mi ripeto: che bella cosa i nonni!
Mafe, come ho fatto a non scoprire prima questo blog?! Mi piace come scrivi!
Sono arrivata qui per caso, dal post sul festival della scienza con Federica Migliardo...
a rileggerti!
ciao
Da giorni un amico mi parlava di questo blog...questa mattina mi sono decisa a farci un giro. Commento:RAPITA! ...soprattutto dalla nonna un pò Audrey Hepburn un pò Greta Garbo, giusta un tot e avanti una cifra nell'affermare in tempi non sospetti che con le foto dei corteggiatori bisogna poter giocare a carte. Se non proprio a carte, anche dalle nostre parti con gli uomini ci abbiamo giocato un pò in questa anteprima della festa della donna. Se hai voglia di farti un giro http:blog.kice.it.
Io tornerò spesso da queste parti. Grande Mafe!!!
Ho avuto una magnifica vita piena di avventure e di giornate indimenticabili. La "natura" ha pure deciso che dovessi essere bello, interessasnte e persino un po' fortunato professionalmente, la qual cosa è estremamente utile per un maschietto che si ritrova con parecchi problemi di meno.
Nel bel mezzo di questa favola un giorno, quasi cinque anni fa, mi sono ritrovato una notte con un bimbo di 6 giorni che continuava a piangere da ore, con mia figlia praticamente svenuta. Ho passeggiato con lui sulla spalla fino a quando si è calmato.
Quella notte la mia vita è cambiata per sempre.
Venerdi scorso ho passato un pomeriggio con lui al centro di Roma e mi ha "insegnato" una valanga di cose che mi erano sfuggite da una sessantina di anni.
E questo accade regolarmente ogni volta che ho la fortuna di avere la Sue attenzioni.
La prima verità, che non ti dice mai nessuno, è che bisogna fare figli prima possibile per avere nipoti prima possibile.
La seconda verità è che i figli sono una scusa, a volte patetica, per vivere in coppia.
La verità finale ed assoluta è che i nipoti sono la ragione, semplice e intrinsecamente devastante, della vita.
Punto.
(mbe .. non sarebbe male conoscerti live Mafe.. )
Che bello!
Altro che numero massimo di battute su web, non c’e’ che dire: quando un contenuto e’ scritto bene, ci si dimentica del tempo, delle lunghezze e si rimane sospesi per un attimo, proiettati in altre esperienze, vive, dolci e sentite.
Grazie, Mafe.
Mi hai commosso. In generale e perchè, chebello, finalmente so da dove viene la tua grazia innata.
Complimenti davvero.
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