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14 novembre 2008

i Misteri

Reduce dalla lettura del bellissimo "La figlia della gallina nera" di Gloria Origgi e da un'apprezzatissima invasione di "amigli*" tarantini su Facebook sono particolarmente sensibile a qualunque cosa abbia a che fare con le mie apparentemente divelte radici.
Sono molto più tarantina di quanto sembri, invece, e forse per questo il nuovo documentario di mio fratello sui "Misteri", i riti della Settimana Santa che tanto ho bestemmiato da adolescente, mi ha intrigato e commosso anche più degli altri. O forse no. Sappiatemi dire.



(di Marcellino de Baggis, in uscita a Pasqua 2009)

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18 agosto 2008

Monumento

Pepper
Pepper, originally uploaded by mafe.

Io al liceo avevo due set di amiche, le Belle e le Troie. Ovviamente i due insiemi si sovrapponevano, sia come legami sia come caratteristiche: la distinzione era dovuta più che altro al posizionamento sociale, alla durata dei fidanzamenti e alla capacità di suscitare amore oltre che ormone. Incrociando queste variabili, io ero nettamente la più Troia e la meno Bella (considerandone altri, non ero la più Troia, ma restavo sempre la meno Bella).
Forse questa settimana io e le Belle riusciamo a passare qualche minuto insieme dopo una ventina d'anni. Io resto l'elemento sparigliato: un solo marito e nessun figlio.
Una è la mia migliore amica dai tempi del catechismo, quando però non ci parlavamo perché lei era così bella che mi metteva soggezione e le mie altre amichette dicevano di non fidarmi. Nell'ultimo anno ci siamo ritrovate quasi come ai tempi in cui io passavo più tempo come quinta figlia a casa sua che dai miei, un rapporto non più di teste sullo stesso cuscino ma di sms e fugaci incontri clandestini quando lei capita a Milano o io a Roma.
L'altra mi ha stanato su Facebook ed erano tanti anni che avevo voglia di quei nostri pomeriggi di cazzeggio a pucciar nocciole nella Nutella, ridendo perché io riuscivo a tirar fuori il suo lato da teppa dietro l'apparenza di un'eleganza disturbante.
L'ultima era il mio alter ego di successo, alta come me ma bruna, l'eterno amore di uno che voleva tutte tranne me, lei corteggiatissima io no, ma sempre così disposte a provare tutto da provare a scambiarci anche gli uomini (cioè veramente io). Daniela che ha sofferto tanto e tanto goduto ma quasi come hobby, non per togliere importanza alle sue storie ma per attribuirle questa capacità soprannaturale di vivere tutto così intensamente da abbagliare.

Tra di loro non sono mai state veramente amiche, un po' per competizione un po' perché l'elemento in comune ero io, che come sempre poi nella mia vita ho fatto da catalizzatore delle loro stranezze, invisibili a quasi tutti gli altri. Le ho amate di testa, di pancia e di carne e le amo ancora, al punto che vederle tutte insieme, forse lascio perdere. E' anche per loro (e certo non solo loro) che il resto della mia vita l'ho dedicato a fare amicizia con gli uomini, che dopo di loro di donne così interessanti ne ho incontrate assai poche in vent'anni.

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25 dicembre 2007

Nonno Cesare

In questi giorni di vacanza a Taranto, mia città natale, dormo in quella che era la casa del mio nonno paterno, in un letto che era dei miei nonni materni. In realtà questa è stata la mia prima casa, perché i miei genitori quando si sono sposati non avevano ancora un appartamento loro e abbiamo vissuto tutti qui finché è nato mio fratello, che ha 18 mesi più meno di me. Ovviamente non ho nessun ricordo dei miei primi due anni di vita in questa casa che ho sempre associato a mio nonno, un uomo un po' burbero dai rari sorrisi luminosi, con una vita così funestata dalle tragedie che adesso che sono (anagraficamente) adulta mi commuovo solo a pensarci.
Quando da bambina venivamo a pranzo qui io impazzivo perché in bagno c'era una finestra che dava su una veranda e nella veranda c'era un uccellino, tu aprivi la finestra e c'era l'uccellino, era una cosa che mi mandava fuori di testa.
Oggi passo le mie giornate alle finestrone del salone, stanza splendida chiaramente usata pochissimo (credo di esserci entrata per la prima volta quando hanno letto il testamento). Da queste finestre si vede il golfo piccolo del Mar Piccolo (il golfo interno del Golfo di Taranto), qualche nave militare, le coltivazioni di cozze, il porto dei pescherecci, l'uscita del canale navigabile, l'Ilva e le sue nuvole venefiche, i Tamburi e Paolo VI (i due quartieri dormitorio dell'Ilva), molta campagna ancora incolta e sulla destra si immagina uno scorcio del ponte nuovo (ormai da 30 anni), il Punta Penna Pizzone.
L'orrore industriale di questo panorama non riesce minimamente a intaccare la bellezza scenografica di questo scorcio di terra, anzi, pare valorizzarlo: stamattina ha smesso da poco di piovere, ci sono squarci di cielo e di nuvole di vari colori, il mare è perfettamente calmo e vuoto, dopo il gran lavoro dei pescherecci dei giorni scorsi. La luce è indescrivibile. Ho scattato decine di foto ma in punta di piedi, ho pudore a fermare questa bellezza.
Da quando dormo qui so cosa guardava mio nonno in quelle interminabili giornate con il plaid sulle ginocchia, quasi nessuna gioia, ma questo perfetto tableau vivant in continuo movimento, vissuto da una stanza più piccola, solo i ricordi a tenergli compagnia, forse un fardello che in giornate come queste, con luci come queste, diventava appena appena più lieve.

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