Time Machine [frammento # 3]
Mi sdraio su quel letto e sono impenetrabile, sono la ragazzina che spegneva la sveglia mille volte, non ancora me neanche nel nome, non certo insonne. Mi sdraio su quel letto e ho dodici anni e tu non te ne accorgi e non capisci che se non chiudi la porta io non esisto, perché a dodici anni serve una porta chiusa per avere un mondo.
Mi arrocco nell'angolo come ho sempre fatto per difendermi, così lunga e sempre così accartocciata, mi incurvo e mi raggomitolo ma come sempre quando il tuo desiderio doppia il mio per te io non ci sono più, non più persona, ci sei solo tu e quel che urge. Incapace di amare in modo generoso proprio perché ami così tanto, così a volte sei tu: in filigrana intravedo tutto il dolore che sarà quando l'urgenza non sarò più io, predispongo mentalmente una serie di backup per poter reloadare quel che ero prima di te.
Mi prendi e nonostante tutto ti fai strada, io un po' ne godo un po' non vedo l'ora che finisca, spettatrice del tuo bisogno di bruciare tutto quello che mi circonda per appropriartene. Ho 12 anni e ci guardo da sotto la scrivania, impaziente di tornare a sguazzare compiaciuta nell'intensità della sofferenza, già dimentica che vent'anni dopo avrei imparato a vantarmi della mia serenità, quella che tu chiami invulnerabilità e che è solo il sapore agro di essere già sopravvissuta mille volte a tutto questo.