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29 agosto 2008

Le vacanze in città [frammento # 5]

Quest'estate io e il mio fidanzato abbiamo deciso di fare le vacanze separate, che lui dice che io ho un calo del desiderio e che prima che finisca tutto meglio fare un tentativo. Io il calo non è vero che ce l'ho, è che lui una sera me lo voleva mettere dietro il divano a casa della zia Luisa e io ero a disagio, ma solo perché secondo me quella non pulisce mai.

Allora per questa cosa delle vacanze separate a me è venuta una botta di rabbia tale che non sono neanche arrivata alla macchina nel parcheggio del centro commerciale che già avevo in bocca il cazzo di uno, uno che mi era sempre piaciuto, ma non tantissimo. Con questo qui ci ho passato un bel pomeriggio, una di quelle cose che non mettono a rischio il rapporto, però ti rimane un bel ricordo.

Finita questa storia, che è finita subito, mi sono ritrovata con un po' di tristezza, non una cosa pesa, una cosa però vera, allora ho richiamato Antonio quello dell'officina, che dopo il mio fidanzato è stato un cambiamento rilassante per tutta una serie di motivi. Io e Antonio ci siamo divertiti, poi però lui ha detto che mi vedeva giù e che la cosa feriva il suo orgoglio di maschio e io gli ho detto ma figurati, sto benissimo, non è vero che ce l'hai piccolo.

Passata una settimana mi sono resa conto che gira che ti rigira in effetti di Antonio non me ne poteva fregare di meno e che ero lì che continuavo a leggere la mail del mio fidanzato (che ha come password "1234") per verificare che le cose stavano come mi ha detto subito la Mile, cioè che era a Forte dei Marmi con una e si stava scialacquando tutto il suo e il mio stipendio a mangiare gamberoni sotto il gazebo ai bagni, e io a Milano con Antonio che sarà che le dimensioni non contano, però, uffa.

Alla fine ho ceduto, che come dice Vasco "corri e fottitene dell'orgoglio", e l'ho chiamato il mio fidanzato e lui mi ha detto amoremimanchitorno, e io son qui che lo aspetto dall'altro ieri, ma non soffro che c'è qui la Mile che ripete "è che non gli piaci abbastanza, ma a me sì".

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12 novembre 2007

It's still working girl

Quest'anno ho imparato tre cose su di me e sui simpatici ambienti chiamati aziende.

La Bella Maria
La prima è una conferma di una cosa nota: tutti hanno un prezzo, ma io non ho ancora scoperto il mio, perché nessuno cerca di comprarmi. Da qui, il corollario: se dici a tutti che non sei in vendita, ci crederanno (è un po' come quando dici a un uomo che non cerchi una relazione seria).

Karen Crowder
La seconda cosa è molto più interessante, in termini di insight: nel simpatico mondo della consulenza si sopravvive molto meglio quando capisci (e accetti) che tutti hanno un capo. Questo vuol dire sopportare meglio le decisioni sbagliate della persona con cui hai a che fare, a qualunque livello stratosferico di potere sia. Tutti hanno un capo e spesso anche dei buoni motivi. Sì, è anche deresponsabilizzante, ma solo se non hai un'etica (e io darei via volentieri 5 centimetri di altezza e almeno metà della mia).

Lady Heather
L'ultima cosa che ho verificato sul campo è che il modello vincente di interazione donna/azienda (sia dall'interno, sia come consulente) è il bondage sadomaso. Ci ho messo mesi a intravvedere i risvolti sessuali del lock in, ma è stata l'illuminazione definitiva. Sei gentile? Sei elegante? Sei educata? Nascondilo e falli sentire come se non fossero degni di baciarti le scarpe (d'altra parte quasi tutti hanno già una moglie [cit]).

Se - vedi sopra - non sei in vendita e hai un'etica, l'unica speranza di carriera (per avere più soldi, da scambiare in fretta con più vestiti e/o con un pensionamento privato anticipato) è il modello Elizabeth I: innamorarsi di tutti e restare vergine.

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