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07 maggio 2008

Sopra/luoghi

Più che viaggiare compio sopralluoghi una tantum. Mi piace arrivare lentissima in posti dove c'è più cielo che anime, posti limpidi, dove la luce accarezza e i crampi diminuiscono. Mi lascio andare a fantasie riposanti su quello che davvero potrei fare in quei posti se avessi più tempo, sulle infinite vite che mi si aprirebbero se mi fermassi lì, sui diversi passati possibili se fossi nata lì.
In viaggio la mia attenzione da esasperazione diventa parossismo, succhio i colori e gli occhi di chi incrocio, snobbo artefatti umani significanti a favore della vita vissuta, la forma della frutta, le pose nei bar. In viaggio almeno una volta piango disperata, perché ogni rinuncia è insopportabile, e c'è sempre il momento di rinunciare e tornare a casa.

Ormai da diversi anni per viaggiare privilegio le strade oblique, sognando viaggi in bicicletta o a piedi, senza bagaglio o quasi. Non sopporto le transizioni rapide, non in vacanza, e forse ancora meno nella vita. Sono emotivamente lenta almeno quanto penso veloce, i miei sentimenti si srotolano pigri mentre la testa non si ferma mai e poi mai, poi all'improvviso guardo e vedo anche col cuore.

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