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05 marzo 2007

[x-view] Uno su due (della serie: quando c'è la salute, signora mia)

Ci sono poche sensazioni più erotiche del perfetto funzionamento del tuo corpo: lo senti muoversi e accelerare, le gambe spingono, le braccia ondeggiano, i muscoli si contraggono e si rilasciano a seconda delle esigenze. La corsa impegna tutto il corpo, come un amante che non si accontenta.
(pezzo tagliato da "Non giocare con la sabbia, in Hard Blog)

A 19 anni ero da poco andata a vivere da sola, dopo un anno di collegio a Milano. Ero euforica per la libertà, ma senza strafare, insomma, studiavo e mi nutrivo pure. Una sera sono uscita con uno che vedevo ogni tanto, abbiamo bevuto troppa tequila e fatto assai sesso. La mattina dopo mi sveglio annientata, un hangover da paura. La sera dopo ero piegata in due dal dolore. La notte deliravo, tre giorni dopo è arrivata mia madre da Taranto e mi hanno ricoverata in clinica. Una settimana dopo, una di quelle settimane in cui capisci cosa vuol dire sbavare al solo immaginare una siringa, sento il medico dire a mia madre "Forse abbiamo capito cos'ha".
Io avevo la febbre a 41 da giorni, diverse coliche renali alle spalli e la convinzione - tipica dei sani - che i medici sappiano SEMPRE cosa fare. Ricordo i brividi per la febbre e una foglia che girava impazzita su un albero, l'ultima foglia rimasta su quel cazzo di albero, un'infermiera sadica che mi annunciava clisteri come se godesse a farli, le crescenti difficoltà a trovare le vene per la flebo, la paura che fosse tutta colpa mia, che ero una bambina cattiva che beveva tequila e scopava in giro. Ho sfiorato il collasso renale, ma il medico aveva capito davvero cos'avevo, anche se diversi altri medici negli anni a venire si sono assai sbattuti per capire se era curabile una volta per tutte (non lo era, almeno, non finora, ma i reni ancora funzionano, per ora). Faccio una cura buffa che si chiama idropinoterapia e vuol dire solo che devo bere almeno tre litri d'acqua oligominerale al giorno (il che vuol dire che in due terzi del mondo sarei già morta da anni). Sono fortunata: posso fare quello che voglio, l'unico imperativo è mantenermi il più in forma possibile, ma ormai è più che altro un piacere. Me la sono vista brutta per molti anni, ma sono sopravvissuta.

Uno di due, di Eugenio Cappuccio, racconta una storia simile. Forse non è un grande film, però è un film importante: perché è vero quel che si dice, che ritrovarsi all'improvviso bisognoso di aiuto anche solo per fare pipì è una di quelle secchiate in faccia di cui poi sei grato per tutta la vita. Se riesci a simulare la secchiata senza farti qualche giorno di ospedale e trovarti davanti a un medico che ci mette minuti interi a leggere le analisi da cui dipende il tuo futuro, è meglio, anche se è difficile.
Non c'è felicità superiore a svegliarsi la mattina e sentirsi perfettamente in forma, non c'è piacere più grande di sentire che - anche oggi!! - il tuo corpo funziona, ma te ne rendi conto solo se un giorno hai davvero avuto paura che non ti saresti alzato (o svegliato) mai più.

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