MA(ni)FE(sto)
Dal 1992 al 1996 sono stata *solo* un copywriter. Spiegare cosa facevo per vivere non era facile, ma quantomeno era un one-shot: "scrivo testi che cercano di venderti cose". Alla peggio, bastava prendere un giornale, aprire a caso, trovare un annuncio pubblicitario e dire "vedi queste parole? qualcuno le scrive, a volte io".
Dal 1996 ho cominciato a scrivere articoli pagati su giornali (Virtual, soprattutto). Questo non ha fatto di me una giornalista, ma in alcuni ambienti sì.
Dal 1997 ho iniziato a scrivere testi per siti e cd-rom didattici. Non bastava più però che fossero solo i testi: facevano parte di una sceneggiatura. E la sceneggiatura non bastava: dovevi anche indicare in quali parti di una schermata quei testi dovevano andare, quando restare, quando scomparire etc. Questo non ha fatto di me una designer, ma in alcuni ambienti e in alcune situazioni sì.
Nel 1998 mi hanno chiamato a gestire una community (era Atlantide; nel senso che mi pagate? sì, nel senso che ti paghiamo e che ti farai un culo quadro, amen). Questo ha fatto di me una "community manager" (dicono), mentre continuavo ogni tanto a scrivere su qualche testata e sempre più spesso a fare la designer.
Nel 2001 ho pubblicato il mio primo libro. Mentre lo scrivevo ho aperto questo blog, per usarlo come sito del libro. Non mi hanno pubblicato perché avevo un blog. Non mi fanno scrivere perché avevo un blog. Non mi fanno lavorare perché ho un blog. Questo blog è CAZZEGGIO allo stato puro. Non prendetemi sul serio.
Oggi continuo a progettare (siti, community, strategie di comunicazione, strategie editoriali, presenze e assenze online), continuo ogni tanto a scrivere su qualche testata, ogni tanto qualche altra testata parla di me come un'esperta e mi intervista e mi capita spesso di insegnare a fare il mio lavoro o a comprarlo.
I più svegli avranno già capito dove voglio andare a parare (gli altri mi stanno già insultando nei commenti per abuso di posizione dominante). Le persone che lavorano con me (Vanz, Auro, Serena, Federico) hanno lo stesso identico problema: se devono rispondere alla più basica delle domande sociali, "che lavoro fai?" balbettano qualcosa di inconsulto per poi scegliere l'attività in quel momento più adatta all'interlocutore. Ci sono problemi peggiori, intendiamoci, però indossare diversi cappelli contemporaneamente in determinati momenti storici può ingenerare confusione nell'interlocutore e a volte creare qualche problema etico.
Visto che da qualche tempo va di moda trattare i blogger come giornalisti e/o come venditori di spazi pubblicitari e/o come testimonial, sento il bisogno di fare chiarezza - per quanto riguarda me, e solo me - su quale ruolo preferisco in quale situazione e su come mi regolo in altre:
- se sono invitata o accreditata a eventi, presentazioni, discussioni che riguardano il mio campo specifico di attivià (internet come media sociale e evoluzioni dei comportamenti correlati) partecipo
comecon lo spirito diGIORNALISTA e/o RICERCATRICEcollaboratrice di testate giornalistiche e/o raccoglitrice di spunti e informazioni per libri, paper e ricerche.
Per fare un esempio, gli aperitivi, le feste, gli accrediti a convegni a pagamento, i gentili inviti a incontrare aziende per essere edotti delle loro strategie, gli sconti e i tramezzini li accetto in questa veste, chiarendo prima che non è detto che poi ne scriva. - come ESPERTA/DOCENTE se parlo in pubblico (sia a un convegno sia a un corso) tendenzialmente mi faccio pagare e anche per questo non presenterò mai case history che non siano utili ai fini del discorso e mi impegnerò al massimo perchè chi mi ascolta possa essere messo in condizioni di fare da solo quello che io potrei fare per lui a pagamento
- come BLOGGER non sono in vendita, punto. Se ti parlo bene di un prodotto/servizio/whatever puoi star tranquillo che lo faccio per pura e semplice convinzione personale. Se su questo blog o altrove (tipo su Twitter, Flickr o altri ambienti che frequento, anche offline come BarCamp e convegni) leggi o senti qualcosa di relativo al mio lavoro puoi stare tranquillo che sono (ancora) libera di parlare solo dei lavori che mi piacciono e che nessun cliente può chiedermi di usare i miei spazi personali per fare pubblicità a iniziative che non mi convincono personalmente.Se mi chiedono di parlare di un prodotto sul mio blog lo faccio solo se:
- è un prodotto di cui capisco qualcosa (cibo, vini, vestiti, cosmetici, libri, film, alberghi e pochissime altre cose) e comunque il mio è solo un parere personale e soggettivo
- posso liberamente non parlarne o parlarne male e dire sempre e in ogni caso che il prodotto mi è stato proposto per una prova e che non ne sto parlando di mia iniziativa
- non mi stanno dando dei soldi per parlarne
Questo blog è uno spazio personale e non sarà mai in vendita, neanche per il miglior tramezzino del mondo. Chi vuole vendere il suo blog e la reputazione con esso guadagnata, è liberissimo di farlo, ma per favore, non mettetemi (non metteteci, che il Maestrino sottoscrive) nello stesso campo da gioco.
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