Sarkoquì e Sarkolì
Mi inserisco nella discussione che si svolge sullo squonkblog, partita dall'ormai famosa lettera del lettore (un po' sfortunato, va detto) di Repubblica, per aggiungere un paio di punti, che mi sembrano utili per non cadere nel baratro del "la prossima volta voto il Sarkozy italiano" - che sappiamo tutti chi è:
1. Almeno in Italia, la cosiddetta "emergenza criminalità" è entro un livello del tutto fisiologico, quindi più mediatica che reale. Più in generale, è tradizionalmente alimentata dai media di destra nei paesi di destra, quindi la destra ha tra le sue caratteristiche quella di soffiare sul fuoco accentuando il conflitto sociale (è praticamente il mestiere di Calderoli). Che non mi sembra una soluzione brillantissima.
2. "Se la differenza non sta nelle ideologie, sta nel modo in cui destra e sinistra affrontano la questione criminalità". Vero: con la repressione la prima, con una certa tolleranza, giustificata dall'affermazione precedente, la seconda. E con progetti a lungo termine sul piano sociale (scuole, partiti, associazioni) e pianificando - a livello nazionale poco e male, ok - per il futuro (periferie, educazione civica, educazione fiscale). Tutto quello che fa fatica a trovare spazio nelle regioni amministrate dalla destra, in molte delle quali fiorisce la criminalità organizzata. Semplificazione, ma non lontana dalla verità.
Emilia, Umbria e Toscana (la Liguria non la conosco bene) sono da decenni un laboratorio in questo senso. Se i casini si inaspriscono a Bologna invece di risolversi con la mediazione è perché Cofferati ha un approccio di destra. Quindi sì, la differenza che sta nelle ideologie c'è eccome, oggi.
Ne deriva che votare a destra per risolvere il problema criminalità a lungo termine è come spegnere l'incendio con il kerosene. A meno che non si sia dell'opinione che la Libertà è cedere all'Autorità il potere di fare quello che le pare, come memorabilmente disse Rudolph Giuliani.
Update: c'entra quindi quoto dal NYTimes, che non è esattamente un giornaletto anarchico:
"If Mr. Sarkozy means what he now says about being “president of all the French,” he needs to recognize that there are many equally legitimate ways of being French. And that the problems of poverty and unemployment require much broader solutions than simple law and order."
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