I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

10 agosto 2008

Tu, lettore ipocrita, mio simile, mio fratello

Scrivere su un blog (che sia micro, normale o shakerato) è indubbiamente una forma ibrida di espressione che si insinua, mobile, in uno spazio mediano tra privato e pubblico che confonde le idee a chi approccia questo mondo dal di fuori (ma anche dal di dentro senza le opportune prudenze o consapevolezze).
"L'unica scrittura che vale qualcosa è quella che non è possibile pubblicare", scrive la Yourcenar: frase che mi gira in testa da quando l'ho letta perché mi sembra contemporaneamente la più adatta e la più lontana a descrivere quel che mi spinge ormai da tanti anni a scrivere qui.
Scrivere su un blog significa (pensare di) raccontare cose tue a persone che non conosci e che leggendoti penseranno di farlo, mentre tu rimarrai all'oscuro anche della loro esistenza. Ma davvero raccontiamo qualcosa di noi? La scrittura è un mediatore in/consapevole: io quando scrivo davvero non so chi è che parla, chi è che sceglie cosa dire, certo non so perché alcune cose le scrivo e altre no. Tanto meno saprei spiegare perché alcuni giri di frasi continuo a vorticarmi in testa e urgono e spingono e non sono affatto quelle che mi assomigliano di più. Anzi, posso dire per certo che qui prende vita ciò che di me non ha diritto di cittadinanza altrove, le strade smarrite o non percorse, le vite mancate, le alternative scartate. Un "come se" al contrario, un "what if" piuttosto.
Contrariamente a ciò che dice la Yourcenar, quel che esce è quello che mi sembra valer qualcosa al di là dell'esibizione o dell'autobiografia; ma come dice la Yourcenar, se chi mi legge cerca Mafe, questa scrittura non vale niente, perché qui di me c'è davvero poco. Come scrivevo un po' di tempo fa questo blog (questa me stessa digitale) non è in vendita, perché quello che scrivo qui è un regalo senza scopo e senza utile. Non è in vendita presso terzi e neanche per me stessa, ciò che scrivo qui non ha destinatari e non ha significati contestualizzabili. Le parole che alieno diventano di chi le legge: non a caso ogni volta che mi si manifesta qualcuno che leggendo qui crede di trovare me, la tastiera si blocca, la mia scrittura diventa a seconda dei casi concreta, frenata, esibita, autocompiaciuta, spaventata, comunque consapevole che il patto silenzioso con cui il lettore ignora l'autore è stato infranto. Se tu passi di qua per cercare informazioni su di me, e non le mie semplici parole, troverai poco di interessante, che tu sia un ex fidanzato, un collaboratore curioso, un corteggiatore a corto di idee, un parente pettegolo o tu lo sai (e io magari ancora no).

Non credo valga solo per me, al contrario credo che questo raccontar di sè mostrando altro, questa narrativa ibrida e in continuo divenire sia forse la mediazione più alta della rete come spazio in cui si vive in pubblico senza far troppa attenzione al privato; uno spazio che assomiglia incredibilmente a quello del gioco di cui Eugen Fink parla nel 1957 in Oasi del gioco:
"Il gioco è creazione originale, è una produzione. Il prodotto è il mondo del gioco, una sfera di apparenza, un ambito la cui realtà chiaramente non è ben definita. E tuttavia l'apparire del mondo del gioco non è semplicemente nulla. Ci muoviamo in esso mentre giochiamo, ci viviamo - certo a volte in modo leggero e oscillante, come nel regno del sogno, a volte però anche con un'infervorata dedizione e completamente sprofondati in esso. Una tale "apparenza" ha a volte una realtà e un impatto più forti e più vissuti, che non la compattezza delle cose quotidiane nella loro abusata routine. Che cos'è dunque l'immaginario? Dov'è il luogo di questo particolare apparire, di che ordine è?"

Scrivere su un blog di blog significa anche troppo spesso scivolare nell'ossimoro: il metalinguaggio implica una riflessione su se stessi sempre a rischio del ridicolo, eccola qui, Mafe che parlando di sè dice di non parlare di sè in un blog su cui tra l'altro non scrive da sola (ma quanti leggono anche il nome dell'autore?). Per chi apprezza i non sequitur che sono tali solo in apparenza, vale la pena di citare ancora Fink quando scrive che "Il gioco regala il presente". E io non cerco altro.

Etichette: , , ,

20 gennaio 2008

Le cose vere e le parole di carta

In Nuovomondo di Emanuele Crialese, la madre analfabeta dei due protagonisti rifiuta un volantino dicendo "nu sacciu leggere le parole di carta", e chiede di sfogliare delle fotografie (che sono evidenti fotomontaggi 1) definendole "cose vere". Immagini come cose vere, in contrapposizione alle parole di carta. Che l'immagine sia più immediata della parola scritta non c'è dubbio, soprattutto per un analfabeta. Ma si può affermare che la comunicazione per immagini stia sostituendo la comunicazione scritta, e che questo rappresenti una sorta di analfabetismo di ritorno globale?

No. E sarebbe una grave leggerezza affermare - come ha fatto in malafede Steve Jobs recentemente - che "people don't read anymore 2", perché semplicemente non è vero: la free press è un fenomeno di massa degli ultimi anni, da sempre il Web è in gran parte scritto, l'accesso alla lettura è un fenomeno in costante crescita nei paesi in via di sviluppo. Ma non si può nemmeno ignorare che ci sia un cambiamento in atto, sul Web: i post nei blog dei teenager sono sempre più costituiti da embed di video, fenomeni come Tumblr 3 spingono molto più verso la ripubblicazione di testi e immagini altrui che verso la produzione di contenuti originali, i 140 caratteri di Twitter sembrano voler ridurre la conversazione a SMS 4.

E c'è anche un'altra questione in ballo, che è lo scegliere la forma di comunicazione giusta per il tipo di contenuto che si desidera trasmettere. Se quello che devo dire non richiede l'ausilio di immagini in movimento, fare un video invece di un post scritto è una soluzione inefficiente, poiché il video è sequenziale: devo vederlo di seguito, non è facile saltare alle parti che mi interessano, mi impone i suoi tempi 5.

Eppure basta dare un'occhiata a YouTube in modo un po' più approfondito di quanto facciano i quotidiani normalmente, evitando di fermarsi al semplicistico "è la nuova TV", per capire che la conversazione in forma di video su YouTube è scelta da milioni di persone come modalità primaria di conversazione 6. YouTube è una community di persone che hanno scelto di discutere in forma di video, come Flickr è la community di persone che hanno deciso di comunicare per immagini. Non è analfabetismo di ritorno: è una scelta precisa. I contenuti di un post video sono gli stessi che uno trasmetterebbe in un post scritto. E non sarebbe possibile trasmettere con un post scritto i contenuti emozionali di una foto su Flickr 7.

Quindi la differenza più importante non è tra forme di comunicazione - per immagini o scritta - ma tra uso attivo e passivo del media, ovvero tra produrre o meno contenuti "originali" (e qui si potrebbe discutere sul significato di originale 8, e se la tipica ripubblicazione su Tumblr sia o meno una forma di comunicazione passiva). Che la modalità di espressione sia in forma di video, per immagini o scritta, poco cambia: c'è forse qualcosa che consente di affermare che la scrittura sia più nobile, più utile o più educativa della comunicazione per mezzo di immagini?




1 su questa cosa di quanto sia evidente un fotomontaggio per un analfabeta siciliano di inizio secolo potrei intrattenervi per ore, e sarete lieti che ve lo risparmi.

2 in risposta a una domanda sul Kindle come competitor di iTunes, cosa che francamente non sta né in cielo né in terra.

3 per avere un'idea, il mio Tumblr è qui e come vedete non è che ci sia molto di originale.

4 sulla scelta di Twitter di forzare i 140 caratteri ma di non consentire una modalità di comunicazione sincrona (in parole umane, una chat) ho mugugnato parecchio in passato, e continuerò a farlo.

5 o meglio: mi occupa tutta la banda dedicata ai canali sensoriali utili: non posso guardare un video e ascoltare musica, mentre posso leggere e ascoltare musica

6 non ci credete? guardate le 52 risposte in video a un post, o le 79138 risposte per iscritto. 79138. quand'è l'ultima volta che avete visto il post di un blog con 79138 commenti?

7 non sei d'accordo? allora scrivimi questa o questa, su un blog.

8 non ci penso neanche.

Etichette: , , , , , , ,