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02 aprile 2007

Social media

C'è un motivo per cui li chiamiamo social, stì new media, anche se c'è chi si ostina a pensarci tutti in casa a volare su seconlaif.
Venerdì sera, la rivincita delle nerd (grazie, Amanda). Alle 22.20 mi si scarica la batteria, ricordo solo di aver baciato Bru e poi mi sono svegliata sabato mattina con un'ora e mezza di ritardo per il Camp.
Arrivo alla Bicocca che sembra The Day After, entro in un'aula identica a quella dello scritto di Storia Contemporanea (sudori freddi correlati), sono le 10:30 e Bru e Folletto stanno finendo di introdurre la giornata. Bene. Poi prende la parola Goetz e alle 11:10 siamo ancora alla slide 231, su come comportarsi nelle prossime ore. Esco e mi dedico agli interstizi, con piacevoli visite a punteggiare i soliti cazzeggi tra amici (Ehi, Lele, ti è andato giù il blog).
Ritalia Camp, nonostante le ottime premesse, non ha funzionato. Secondo me non ha funzionato perché ci siamo preoccupati troppo (anch'io che non ho fatto nulla oltre a ingozzarmi di formaggio al barolo) di farlo funzionare in modo diverso dagli altri (vedi introduzione in aula magna). Se questo Camp aveva bisogno di qualcosa di diverso, era di un "facilitatore" per ogni intervento, qualcuno che tenesse i tempi, ricordasse l'obiettivo, frenasse la voglia di business, non prima, ma durante. Da tenere a mente per la prossima volta.
Ritalia Camp, nonostante le apparenze, ha funzionato alla grande. Ha mostrato a tutti cosa può uccidere i Camp e perché. Non sono mai stata così contenta di non aver niente da vendere e nessun interesse da perseguire. Il lusso di poter parlare solo con chi vuoi e perché ti sta simpatico. Il piacere di potersi dedicare a un cliente solo perché è una delle persone più interessanti tra quelle strepitose che ti circondano. Sono un'anima pura? Sono un'anima pura: vorrei che il Camp fosse una giornata in cui viene solo chi è libero da se stesso, dal budget e dal networking, se non sarà più così noi che abbiamo bisogno di queste cose inventeremo un altro spazio. Solo così può funzionare.

Alle 15 scappo. Arrivo a casa, mi addormento con il badge del Camp che mi si infila nella pancia. Un'ora dopo, doccia, sveglia e cambio di look: aperitivo del blog Grazia, gentilmente offerto da Stronza. Perché? Perché ne aveva voglia. Giusto a ricordare che l'economia del dono esiste e si concretizza anche in camerieri in guanti bianchi, champagne e sorrisi e abbracci di quelli che ti fanno fare sogni belli.

Grazie ancora quindi ad Amanda, a Bru e Folletto e tutti gli altri che si sono sbattuti per il Ritalia Camp senza secondi fini, a San Lorenzo, a tutti i miei amichetti perché esistono e a Stronza (di nome e di fatto, se no si offende).

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12 dicembre 2006

Networking e amicizie

Sono qui a Parigi, seconda giornata di le web 3: stimoli, idee, persone e adrenalina viaggiano fuori dal palco, dove vola qualche marchetta di troppo; vino, dolci e formaggio, un caffé lento ma buonissimo, pochi interventi che giustificano la fatica di essere qui e non in giro per Parigi in una giornata di sole. Trovo riposante che nessuno sappia chi sono (come è ovvio che sia) e di poter ascoltare e imparare e chiacchierare (anche grazie alla generosità di Paolo, che mi ha presentato Marc e Anina).
Passo indietro: BarCamp Torino, gruppo di persone che per tutto il giorno cazzeggiano e ridono e si cercano. La realtà: quel gruppo in parte non esisteva, prima: si è creato a Torino nel corso della giornata. La metà delle persone che sono intervenute durante il nostro discorso su aggregatori e user generated revenue non sapevo neanche chi fossero, ma ho passato con loro il resto della giornata. La percezione degli esterni (pochi, spero): un'élite coesa e determinata nell'escludere gli altri. Qui a Parigi, dall'altra parte del palco, capisco questa percezione? Ma neanche per idea.
Mi dispiace, Simone: cercare di capire se le dinamiche di aggregazione ed esclusione del mondo reale si applicano anche agli ambienti digitali è sacrosanto; farlo analizzando le relazioni digitali quando prendono corpo in ambienti reali è un controsenso.
Qual è il punto? Online io posso frequentare e dare attenzione a decine di persone contemporaneamente: per le relazioni vale la stessa magia dei beni digitali, posso darti il mio senza privarmene. La socialità online è incredibilmente superiore a quella offline perché online siamo ubiqui e multitasking, offline siamo limitati e obbligati a scegliere. Con quante persone puoi parlare contemporaneamente? Online, decine, se non centinaia; offline, si contano sulle dita di una mano (se sei molto estroverso). Nel corso di una giornata a quante persone puoi dare attenzione, calore, risposte sensate? Online, decine; offline, io personalmente dopo poco sono sfinita, succhiata, estraniata.

Non penso affatto che sia meglio frequentare le persone solo in ambienti digitali, evitando il confronto diretto, che è necessario per verificare sulla carne le affinità mentali. Online io ho la percezione di un rapporto bidirezionale con qualcuno di cui leggo il blog tutti i giorni: ma se questa persona non mi legge, non sa niente di me e porca troia non è colpa sua (soprattutto se non ti sei mai manifestato, online e offline). Dobbiamo però accettare il fatto che offline la nostra energia sociale è una risorsa scarsa e che se posso condividere me stessa con tutta l'anima in rete, non posso oggettivamente farlo di persona. Per questo se a volte, quando ci ritroviamo tutti insieme, a un certo punto sembra che questa risorsa sia finita, pensiamo sempre che sia un sintomo di introversione, stanchezza e timidezza, mai e poi mai di elitarismo e chiusura. Online la distribuzione della nostra attenzione è invisibile: offline diventa evidente, ma non vedo come si possa pretendere ciò che è fisicamente impossibile, e cioè che le persone di cui pretendiamo l'interesse debbano per forza concedercelo (e se non lo fanno, sono degli snob che se la tirano).
Fosse per me, prenderei Danah e David, li ammanetterei a una sedia e li costringerei a parlare con me fino all'alba di domani: invece so che se ho qualcosa di sensato da chiedergli risponderanno a una mia mail domani, perché online puoi concedere quell'energia che di persona è incredibilmente limitata nel tempo e nello spazio e che, essendo umani (e non politici), scegliamo di dedicare solo a qualcuno, e sempre e solo per una questione di pelle, mai di interesse.

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